Il dono di Valentina

Il dono di Valentina

“Io abbastanza bene, grazie. E tu?” Valentina rispondeva sempre così alla domanda “Come stai?”.

L’ultima volta che sono andata a trovarla, quando le sue condizioni si erano già complicate, il suo primo pensiero è stato domandarmi: “E come sta tuo fratello?”

Purtroppo ci siamo incontrate “tardi”. Io mi ricordo di lei, di una bambina della mia età che vedevo alle feste di Natale organizzate dal reparto di Immunologia del Regina Margherita, ospedale dove sono seguiti anche Vittorio e Alberto, due dei miei fratellini, ma per anni non ci siamo più viste.

E’ stato per caso, o per Provvidenza, che ci siamo incontrate di nuovo quest’anno, ormai non più bambine, ma ragazze nel pieno della loro giovinezza.

Mimma, la mamma di Vale, mi ha amorevolmente rimproverata quando le ho detto:”mi dispiace non averla conosciuta prima”. Ed ora comprendo e condivido appieno il rimprovero: Valentina mi ha regalato nelle poche ore trascorse insieme delle rarità che difficilmente si possono cogliere nella loro essenza in una così giovane vita.

Proprio lei, costretta nell’ultimo periodo a vivere tra il divano ed il letto, mi ha insegnato serenità e docilità, proprio Vale,  che ultimamente faceva tanta fatica anche a respirare – l’atto che per definizione viene associato alla vita – mi ha trasmesso inconsapevolmente il suo incredibile entusiasmo di vivere!

Forse Valentina non lo sapeva, ma mi ha regalato tutto questo, con poche parole, con il suo sguardo così profondo, intenso, dolce!

L’ultima volta, andandomene via, gliel’ho detto:”sei bella Vale! Il tuo sguardo fa stare bene!”

Indescrivibili, nella loro stranezza, le sensazioni provate nel tornare a casa: l’impressione di aver lasciato tante parole, ma di portarmi dentro qualcosa di fantastico e di misterioso, la leggerezza interiore che Vale mi trasmetteva; arrivavo da lei convinta di portare: portare compagnia, racconti, chiacchiere,…ma me ne andavo sempre dopo aver “raccolto”, mi allontanavo più serena di prima pensando “GRAZIE VALE!”

Spero di riuscire a conservare per sempre il dono di Valentina, di ricordarmi ogni mattina al mio risveglio i suoi occhi, soprattutto la sua forza, di non dimenticare mai quanto si possa imparare dalla sofferenza.

C’è in me anche il profondo desiderio, forse dettato dall’entusiasmo impulsivo dei giovani, forse da un po’ di rabbia, di dare in un futuro il mio piccolo contributo per cambiare, per curare e alleviare la sofferenza.

Ciao, Valentina!

Noi genitori dell’AIP, che abbiamo conosciuto Valentina Tugnolo,  ringraziamo la Provvidenza per il dono di questa Vita e ringraziamo i suoi genitori per averci dato un grande esempio di serenità, accettazione, forza e perseveranza nella incessante lotta per favorire la ricerca per sconfiggere questa malattia e per aver dato a Valentina quotidianamente il sostegno e le soluzioni per vivere  le sue giornate nel modo più interessante e  normale possibile.

Valeria Bianchi